E TU CHE FAI? il grido di SpazioTeatro nel silenzio che ci circonda...

11.06.2013 12:00

“Non si può avere paura dell’ignoto, non puoi avere paura di ciò che non conosci ma di ciò che conosci ed eviti”.

Questo è il monito che l’8 il 9 e il 10 di giugno, presso la sala SpazioTeatro, hanno lanciato i ragazzi del laboratorio dell’Attore, all’interno dello spettacolo conclusivo dal titolo “E tu che fai”?

Un coro di voci che ha esortato il pubblico ad interrogarsi sul tempo che stiamo vivendo, un tempo di crisi sia individuale che collettiva, un tempo arido e maltrattato in cui regnano indifferenza, rabbia e senso sconfitta, un grido, quello di tanti giovani che vivono una realtà inconsistente e disorientata.

Perdita di identità, sacrifici vani e sogni, gli stessi che si alternano sulla scena e rimbalzano da un’attore all’altro.

La regia di Gaetano Tramontana ha saputo evidenziare la realtà che viviamo, assegnando ad ogni attore un ruolo ben preciso e in linea con la società. La scena si apre con un fantomatico politico pronto ad “ascoltare” i bisogni del suo popolo, bisogni espressi sulla carta che di lì a poco andrà in fumo, come le tante speranze riposte in questi anni nelle amministrazioni sorde ed indifferenti.

Con la stessa velocità, irrompono sulla scena i personaggi: l’imprenditore, la donna manager, l’insegnante, il falso invalido, la teenager ed infine il ragazzo belloccio, personaggi che incarnano i mondi paralleli che ci circondano, aridi ed egoisti, accomunati da un finto perbenismo e con la smania di distinguersi.

Soldi, potere, successo, valori che impoveriscono una realtà già precaria che avanza verso un disastro annunciato, ma che si affida ai sogni, alle speranze, alla voglia di riscattarsi ancora una volta. Ha portare in scena questa ventata di ottimismo è proprio lei Mary, che col suo ombrello si sposta da un luogo all’altro, seguendo il richiamo delle voci afflitte, raccogliendo quel che rimane di quelle lettere censurate.

Ad accoglierla c’è il suo amico Bert, valido sostenitore in questa battaglia verso la svolta, il quale esorta il gruppo a non abbattersi, a spogliarsi dalle scomode divise, per indossare i panni della sostanza, quella che conta e che fa la differenza. Un condottiero che guida la sua ciurma a rompere il muro dell’incertezza per riprendersi la propria vita, quasi a farsi da portavoce di centinaia di giovani che ancora credono nel cambiamento.

E così, uno alla volta, svestono i panni di personaggi per tornare alle origini e far valere il proprio essere, indossano i colori del riscatto, del traguardo raggiunto, della voglia di credere in qualcosa che sopravvive nonostante le avversità, in memoria di tanti desideri abbandonati da altri lungo il proprio cammino.

A trionfare è la speranza, la stessa che il Presidente di SpazioTeatro sottolinea in chiusura, quella di continuare a fare Teatro, a diffondere i messaggi che da esso derivano, a lottare contro una città che non ascolta e non aiuta, che non sostiene e non crede in questa grande risorsa.

Cambia il vento ancora una volta e chissà se Mary non riesca a destarci da questo sonno apparente e ci dia la forza di camminare assieme verso qualcosa che non è poi così lontana da noi.

 

Trebor per la rubrica ETHOS/Teatro e...