Lentamente muore...giovani e meno giovani al centro della crisi!

30.05.2013 13:34

 

Avete mai provato a cercare su google il termine “comunicazione”? Wikipedia ci dice che deriva (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe). Un termine che racchiude un significato ampio e variabile a seconda dei contesti.

L’essere umano si lamenta per sua natura di ogni cosa, ma la cosa che accomuna tutti è proprio la mancanza di comunicazione. Le statistiche ci riportano in un baleno ai fatti di cronaca, persone che non vengono ascoltate si suicidano, persone che si danno fuoco per attirare l’attenzione sui problemi quotidiani, (la perdita del lavoro, le tasse, la non meritocrazia, il favoreggiamento). La crisi nella sua accezione più ampia ha portato l’uomo a perdere la propria identità, a provare un senso di non appartenenza al cambiamento dei tempi, ad odiare i propri simili e scaricare su se stessi e sugli altri una quantità di problemi e di colpe.

Già, il senso di colpa, è proprio questo che spinge un uomo a chiudersi, ad annichilirsi, a cadere in basso e non trovare la forza di riemergere, di riscattarsi nella società, di vivere serenamente la propria vita, conducendo una quotidianità equilibrata e razionale.

Si toglie la vita a causa dei debiti accumulati e ancora, stermina la propria famiglia per l’eredità, accoltella la ragazza per gelosia, si suicida perché la società non accetta la sua omosessualità…

Mi viene in mente un quadro di Paul Gauguin dal titolo: “da dove veniamo? chi siamo? dove andiamo?”. Sarebbe questa la domanda che tutti noi dovremmo porci, per capire chi siamo e verso quale direzione stiamo andando. Viviamo in una società dal pensiero represso, dalle idee sfruttate e poco valorizzate, dall’indifferenza che dilaga in tutti i campi, la società della poca chiarezza, della noncuranza e della superficialità, della manipolazione, della mancanza di fiducia, del pensiero negativo, dello svilimento e della poca sincerità, soprattutto nei rapporti che intercorrono fra due o più persone che perseguono un obiettivo. Così facendo le piccole imprese chiudono perché lo stato non comunica con loro, non sostiene e non ascolta i più deboli ma favorisce i potenti, i conoscenti e le caste, che negli ultimi decenni hanno diretto il fallimento dell’intera nazione. I giovani sono demotivati, gli anziani si sono dovuti adattare ad un sistema burocratico di non facile comprensione, i bambini…beh, loro non hanno più gli stessi occhi di chi li ha preceduti, vivono questo tempo con un senso di smarrimento e hanno perduto l’innocenza e la semplicità che da secoli gli apparteneva.

Allora cosa resta, cosa rimane ad un giovane che vive questo tempo? tolti i sogni e le ambizioni, non rimane che rimboccarsi le maniche e adattarsi ai tempi, lavorare su più fronti per sopravvivere, scendere a compromessi per avere qualche lira in tasca, mentre questo tempo avanza inesorabile e li invecchia, ancor prima di diventare anziani per godersi una pensione che mai otterranno.

Dicono che l’Italia sia in mano ai giovani, ma hanno mai provato ad ascoltarli questi “giovani”? hanno mai provato a capire come vivono, cosa pensano, quali sono i loro desideri?

 

Trebor per la rubrica LOGOS/Arte, Cultura e...