Perduta dentro Norwegian wood di Murakami

Ci hanno insegnato che la gioventù è gioia, spensieratezza e che bisogna godere di ogni singolo attimo. Molti libri ne hanno mostrato l'altra faccia - fatta di drammi e paure - raccontando la giovinezza e l'ingresso nel mondo degli adulti, tanti altri si sono avventurati  tra le pieghe oscure della morte, vissuta con gli occhi di chi resta.

 

"Norwegian wood" unisce in una mescolanza perfetta entrambi i temi, argomenti che risultano particolarmente ardui da trattare. E se a morire è un giovane, un compagno o il nostro migliore amico, proseguire il cammino diventa ancora più difficile.

"Norwegian Wood" è la storia di un ragazzo, Watanabe Toru, che perde il suo migliore amico Kizuki, a soli diciassette anni. Riprendere la vita da lì, iniziare l'università, stringere un rapporto intimo con la ragazza del suo amico, affetta da gravi problemi psichici, e conoscere Midori, colpita da vari lutti familiari, è il destino del giovane Toru.

 

L'autore dipinge il quadro di un ricordo nostalgico e malinconico degli anni universitari - sono gli anni '60 - periodo di contestazioni, alle quali, però, il protagonista non prende parte, così preso dai moti del suo animo e dalle vicissitudini della vita; Haruki Murakami  tratteggia una storia che è insieme sogno e spiegazione dello stesso. Un percorso in cui la morte, parte integrante della vita, segna lo spartiacque tra l' adolescenza e l'età adulta.

 

"Norwegian wood"non è un romanzo triste, non solo per la visione scanzonata che il protagonista ha della sua esistenza - lo ritroviamo spesso immerso nella musica (il titolo evoca  il famoso brano dei Beatles) e nelle sue letture - ma è soprattutto un testo di formazione generazionale, che costituisce  una parabola universale del percorso di crescita di ogni giovane.

Riguardo al tipo di scrittura, balza agli occhi la straordinarietà dello stile di Murakami: ogni frase è carica di poesia e afflato magico; il ritmo è agile, diretto e l'atmosfera onirica ci conduce in un mondo a metà strada tra la sofferenza e la liberazione. Tuttavia non mancano siparietti dalla comicità contenuta, come la descrizione del compagno di stanza di Toru o le avventure erotiche condivise con lo spregiudicato Nagasawa.

 

Quello che forse molti non sanno è che Murakami scrisse  "Norwegian Wood", titolo originale "Noruwei no mori", nel 1987, basandosi sul racconto Hotaru (La lucciola) di cinque anni prima. Definito dallo stesso Murakami come un romanzo d'amore molto personale, risulta essere una dedica ai suoi amici: "che sono morti e a quelli che restano".

In Italia, il romanzo è stato pubblicato nel 1993 da Feltrinelli con il titolo di "Tokyo Blues". Nel 2006 Einaudi ha curato una nuova edizione, con un'introduzione di Giorgio Amitrano, pubblicata con il titolo originale.

 

La genesi del libro è molto interessante; ha punti di contatto col mondo mediterraneo e il nostro paese, infatti Murakami iniziò a scrivere il romanzo il 21 dicembre 1986 in una villa di Mykonos, per poi soggiornare brevemente in Sicilia e finirlo il 27 marzo 1987 in un appartamento alla periferia di Roma. Questo distacco, probabilmente, permise all'autore di rievocare gli anni universitari, fornendogli l'ispirazione per imbastire la storia.

 

Un'altra curiosità riguarda il titolo dell'opera, quello originale "Noruwei no mori" è la traduzione in giapponese di "Norwegian Wood". In realtà questa traduzione è fallace, poiché nella canzone dei Beatles il termine wood sta ad indicare il legno e non un ipotetico bosco. L'errore è  rimasto, imponendosi come la traduzione ufficiale in giapponese del titolo della canzone dei ragazzi di Liverpool.

Nel 2010 ne è stato tratto un omonimo film, diretto da Tran Anh Hung, con interpreti Rinko Kikuchi e Ken'ichi Matsuyama, che ha partecipato alla mostra del Cinema di Venezia, ma che tuttavia non ha riscosso il medesimo successo del libro.

Leggendo "Norwegian wood", si rischia di ritrovarsi seduti in un caffè, al centro di Tokyo, a leggere un classico come il Grande Gatsby, ascoltando in sottofondo qualche classico del rock e interrogandosi sul senso della vita.

 

The Speaker per la rubrica Butterfly Books

 

 

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